Pensioni e Legge Fornero, cosa cambierà col Governo Meloni

Dopo aver avuto la fiducia del Parlamento, il Governo Meloni avrà tempo solo fino al 1 gennaio 2023 per evitare il ritorno alla Legge Fornero inerente alle pensioni, automatico davanti allo stop di Quota 102 e altre misure previdenziali. Un nuovo grande impegno, che si unisce agli interventi su caro bollette e attuazione del PNRR.

Nei programmi del Centrodestra vi sono varie proposte per ridurre l’età pensionabile e snellire i meccanismi previdenziali, ma tutto sarà un’incognita legata ad accordi con le parti sociali e costi potenzialmente insostenibili. Anche il dialogo coi sindacati potrebbe ripartire col nuovo esecutivo. Come può intervenire il Governo Meloni su pensioni e Legge Fornero?

Pensioni e Legge Fornero, cosa cambierà col Governo Meloni

Pensione e Legge Fornero, cosa succederà nel 2023?

Dopo la vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, un Centrodestra compatto formerà il Governo Meloni a ottobre per affrontare la questione pensionistica, evitando il ritorno alla mai abrogata Legge Fornero (art. 24 del D.L. 201/2011).

Il nuovo esecutivo avrà tempo fino al 1 gennaio 2023 per aggirare tale condizione, che potrebbe verificarsi allo stop a fine anno di manovre dal valore di 1,5 miliardi di euro:

  • Quota 102, per la pensione a 64 anni con 38 anni di contributi 
  • Opzione Donna, riservata alle lavoratrici, con calcolo interamente contributivo della pensione
  • APE Sociale, riservata ad alcune categorie svantaggiate come disabili o addetti a mansioni usuranti

Davanti tale scenario, le uniche modalità d’uscita dal lavoro saranno:

  • 67 anni d’età e 20 anni di contributi, per la pensione di vecchiaia
  • 42 anni e 10 mesi di contributi senza vincoli d’età, con un anno in meno per le donne, per la pensione anticipata

Stando alla NADEF 2022 (Nota Aggiornamento al Documento Economia e Finanza), col ritorno alla Legge Fornero nel 2023 le uscite pensionistiche del prossimo anno aumenteranno a +7,9%, come affermato anche dal presidente INPS Pasquale Tridico.

Quali proposte del Centrodestra per pensioni e Legge Fornero?

Prima del conflitto Russia-Ucraina e conseguenti misure d’emergenza, già il Governo Draghi pensava ad una riforma pensionistica che riguardasse:

  • Flessibilità d’uscita dal mercato del lavoro
  • Tutela previdenziale per giovani
  • Rafforzamento previdenza integrativa

Oggi, nonostante l’unione nella Maggioranza, le posizioni dei tre partiti del prossimo Governo Meloni sono differenti.

Fratelli d’Italia

Partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia prevede il prima possibile l’innalzamento dei cedolini d’anzianità e invalidità fino a 1.000 euro/mese, con maggiore flessibilità d’uscita dal lavoro e accesso alla pensione favorendo il ricambio generazionale.

Nelle intenzioni vi è anche l’interruzione dell’adeguamento automatico all’età pensionabile, la proroga di Opzione Donna e l’introduzione di una nuova modalità di calcolo delle pensioni d’oro.

Lega

Guidata da Matteo Salvini, la Lega desidera introdurre Quota 41, un meccanismo con pensionamento a 41 anni di contributi indifferentemente dall’età anagrafica, attualmente accessibile solo ad alcune categorie di lavoratori precoci. Partito e Sindacati sostengono che la manovra costerà circa 1,3-1,4 miliardi di euro/anno, considerando una platea d’aventi diritto minore di quella potenziale.

Nel mentre, la Lega spingerebbe anche alla proroga dell’APE Sociale e all’istituzione di un nuovo fondo per pensionamenti anticipati per lavoratori a rischio licenziamento o cassintegrati nelle aziende in crisi e impegnate nella transizione ecologica.

Forza Italia

Partito storico di Silvio Berlusconi, Forza Italia propone la possibilità di andare in pensione a 62 anni d’età o con 41 anni di contributi, auspicando un aumento dei cedolini minimi a 1.000 euro/mese per madri, nonne e invalidi per 13 mensilità/anno, e la proroga di Opzione Donna.

Altra ipotesi del partito è poi la Quota 104, con pensionamento a 66 anni d’età e 38 anni di contributi e possibili deroghe per lavoratori precoci e addetti a mansioni usuranti. Il partito richiede poi una revisione della lista dei lavori usuranti, con tempistiche anticipate per le pensioni.

Quali proposte dalle altre parti?

Anche il presidente INPS Tridico ha proposto una pensione anticipata a 62-63 anni con almeno 20 anni di contributi ad assegno parziale, legato alla sola parte contributiva, con erogazione della parte retributiva dai 67 anni necessari alla pensione d’anzianità.

Più strutturata la proposta dei Sindacati CGIL, CISL e UIL, che già da maggio 2021 chiedevano maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione: dai 62 anni d’età per contributi maturati prima del 1996 o contribuzione di 42 anni senza vincoli d’età, con abolizione dell’adeguamento dei trattamenti previdenziali alla speranza di vita e condizioni più favorevoli per disoccupati, invalidi e addetti a lavori usuranti. Inoltre, gli stessi sindacati aprono alla Quota 41 della Lega.

spesa pensioni in italia
Sopra: spesa pensionistica in Italia dal 2021 al 2025

Quanto costerebbero le proposte alternative alla Legge Fornero?

Secondo il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, le coperture necessarie alle manovre anti-Fornero avrebbero un costo di circa 12-15 miliardi di euro, portando la spesa previdenziale italiana a 30 miliardi: questo lo scenario qualora venisse approvata la possibilità d’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e la proroga di Opzione Donna e APE Sociale, elaborando una proiezione di spesa per il triennio 2023-2025 di 52,4 miliardi di euro.

Stando ad analisi INPS, invece, contrariamente alle posizioni di Lega e Sindacati, Quota 41 costerebbe dai 4 ai 9 miliardi di euro/anno, considerando anche il peso dell’inflazione.

Infine, la Ragioneria Generale dello Stato prevede una spesa pensionistica al 16,4% del PIL nel biennio 2023-2024, +1,2% rispetto al 2018, asserendo che tale livello verrà mantenuto fino al 2030.

Situazione attuale pensioni, la Fornero sarà inevitabile?

Con una popolazione sempre più vecchia e con una natalità sempre in decrescita, la legge Fornero era inevitabile per poter sostenere tutta l’INPS.

Secondo dati interni INPS, a fine 2021 i pensionati italiani sono 16 milioni, di cui 7,7 uomini e 8,3 donne, con prestazioni previdenziali che rappresentano l’81% del totale e la restante percentuale rappresentata da quelle assistenziali. Il 30,9% del totale ha avuto pensioni d’anzianità anticipate, seguito dal 24,5% di pensioni a regime.

Gli stessi dati indicano una spesa lorda complessiva di circa 312 miliardi di euro, +1,55% rispetto all’anno precedente, con importo medio di 1.620 euro/mese, sebbene il 32% dei pensionati totali percepiscano cedolini inferiori ai 1.000 euro/mese.

A ottobre 2022 il nuovo Governo Meloni si trova davanti una situazione estremamente difficile, in cui ha meno di due mesi di tempo per scongiurare il ritorno alla famigerata Legge Fornero: se le proposte sono molte, vantaggiose per i lavoratori e per numerose categorie svantaggiate, trovando il plauso anche dei Sindacati che già dal 2021 chiedevano provvedimenti, potrebbero non essere economicamente fattibili a causa degli elevati costi.

Come sempre il problema sarà trovare le risorse e con una recessione economica annunciata e un enorme problema con l’aumento delle bollette riuscire a trovare soldi da mettere sulle pensioni sarà impossibile, secondo la Nostra opinione. Anzi si dovrà iniziare a tagliare tutte quelle spese superflue come i Bonus ai cittadini.

A conti fatti, solo la proroga della Quota 102 o il rafforzamento di Opzione Donna e Ape Sociale risultano le possibilità più verosimili. Tuttavia, essendo solo ipotesi, nulla sarà ancora sicuro fino all’insediamento ufficiale del nuovo Governo e alle prime decisioni in merito.

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