Ultimamente si discute in modo animato sulle pensioni, o meglio sull’età alla quale si raggiunge il meritato riposo dopo una vita di lavoro. Le ultime novità in fatto di pensioni dicono che molte fasce di popolazione rischiano di dover rimanere sul posto di lavoro fino a oltre settant’anni. Ecco tutti gli aggiornamenti sulle pensioni, il calcolo dell’età pensionistica e i vari modi per accorciare il raggiungimento del traguardo.
Pensione a 75 anni: incubo o realtà?
Le novità di questi giorni parlano chiaro: è probabile che in un futuro neanche troppo lontano molti dovranno andare in pensione a 75 anni. La cifra sembra astronomica se paragonata all’età dei nostri padri e dei nostri nonni quando andarono in pensione, ma è proprio così. La denuncia proviene da Progetica, società di consulenza contributiva e fiscale indipendente. Secondo le stime ed i calcoli fatti da questa compagnia, molte fasce sociali dovranno rimanere a lavorare anche nove anni più del previsto (attualmente l’età pensionabile è di 66 anni). In realtà secondo la riforma Monti-Fornero esiste un meccanismo capace di consentire di andare in pensione anche a 63 anni e 7 mesi.
Questo meccanismo di basa sul calcolo della rata di pensione in base all’assegno sociale al momento della richiesta di ritiro. Se la rata della pensione è pari a quasi 3 volte l’assegno sociale, per la precisione 2.8 volte, si può chiedere di andare in pensione tre anni prima: in parole povere, se si percepirà una pensione di 2500 euro o superiore l’età del ritiro cala. Viceversa, se la pensione è inferiore al minimo richiesto, ovvero una volta e mezza l’assegno sociale, l’età pensionistica cresce anche di molti. Chi avrà una pensione inferiore a 1500 euro al mese dovrà rimanere a lavorare quasi fino alla soglia degli ottanta.
Chi rischia di andare in pensione a 75 anni e chi è salvo
Le generazioni più a rischio è quella dei giovani, soprattutto coloro che sono nati dopo il 1980. Coloro che hanno iniziato a lavorare tra il 1996 e il 2000, infatti, sono la fascia di popolazione che più risentirà dei danni di una pensione tardiva, in quanto saranno entrati nel mondo del lavoro più o meno alla stessa età dei propri genitori (chi prima di una laurea, chi dopo) ma ne usciranno molto più tardi, lavorando nel complesso quasi dieci anni in più rispetto alle generazioni precedenti. Se devono aspettare la pensione di vecchiaia, dunque, sono sicuramente destinati a vivere la propria vita al lavoro.
Ci sono, tuttavia, dei mestieri che sono al riparo dall’innalzamento dell’età pensionistica, e sono i cosiddetti lavori usuranti: questi lavori sono quelli in cui il fisico è messo sotto sforzo in condizioni di stress e di operazioni che richiedono prestanza atletica ma anche lucidità, per le quali non si può essere troppo vecchi.
Ecco quali sono i requisiti 2017 per i lavori usuranti che possono richiedere la pensione anticipata:
- lavorare come dipendente;
- lavorare in ambienti ad alta temperatura (altiforni o industrie specializzate) oppure a contatto con il fuoco, come i Vigili del Fuoco;
- lavorare lontano dalla superficie terrestre, ad esempio in cave, miniere o grotte sotterranee;
- lavorare o aver lavorato a contatto con materiali e scorie altamente tossici, come l’amianto o le radiazioni nucleari;
- lavorare in ambienti di alterazione atmosferica con aria compressa;
- lavorare in ambienti subacquei;
- essere un lavoratore notturno;
- condurre veicoli pesanti, sia civili che commerciali;
- lavorare all’interno di un processo produttivo seriale.
Come evitare una pensione così tarda
Ci sono delle strategie per evitare una pensione così tarda, almeno per alleggerire l’attesa e diminuirla di qualche anno. Una di queste strategie è certamente il riscatto dei contributi non versati, che è consigliabile fare ad inizio carriera. Riscattare periodi non coperti da contribuzione regolare è un impegno dal punto di vista economico, perché richiede il pagamento del riscatto, ma aiuta moltissimo in fase di accumulo dei contributi per la pensione. Specialmente quando si tratta di giovani nati dopo il 1980, una buona parte (se non una maggioranza schiacciante) di essi gode di formazione universitaria. Per questo motivo, appena si trova un lavoro, è consigliabile riscattare immediatamente la formazione universitaria o altri tipi di servizio non coperto da contributi, per iniziare subito ad accumulare anni di contribuzione ai fini di una pensione molto lontana. Riscattando i contributi subito, per altro, si paga un prezzo commisurato al proprio contratto attuale (che non sarà certamente quello di manager o amministratore delegato): questa mossa conviene rispetto all’attesa infinita di riscattare i contributi a fine carriera pagando un prezzo esorbitante perché magari si ha una posizione molto alta nella propria azienda e quindi il reddito è maggiore.
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