Italia deve tagliare le pensioni secondo il Fondo Monetario

Il Nostro Blog di Economia lo va dicendo da tempo: se si vuol fare una seria riforma per far ripartire l’economia, bisogna passare per forza di cose, per le pensioni ( ovviamente non si parla di pensioni minime, ma quelle superiori ad un certo importo)
Christine Lagarde, attuale direttore del Fondo Monetario Internazionale non fa come molti politici italiani, che dicono tutto senza dire niente e non fa sconti a nessuno, ma arriva direttamente al sodo “ottenere risparmi significativi sarebbe difficile senza intervenire sulla grande spesa pensionistica. La spesa per le pensioni italiana è la più alta d’Europa, pari a circa il 30% del totale“, mentre altre spese sociali sono penalizzate dall’enorme spesa per le pensioni, pensiamo ad esempio alla scuola, settore sui cui si potrebbe e si dovrebbe puntare ad investire, per formare nuove generazioni di persone preparate alle sfide di un mercato globale che non lascia spazio a pressappochismi.

Sicuramente il Nostro paese é anche penalizzato da una demografia che ci vede sempre più vecchi , situazione che unita ad una totale mancanza di politica demografica ci trova del tutto impreparati con colossi e nuove potenze mondiali quali Cina ed India.
Se a tutto questo aggiungiamo una politica economica legata indissolubilmente ad un Europa che però non ha una vera e propria politica unitaria, ma segue solo come un cagnolino la politica del più importante paese europeo a livello economico , la Germania, ecco che le speranze di una ripresa si riducono al lumicino e anche le previsioni economiche della FMI sul lungo periodo sono preoccupanti, molto preoccupanti:
Previsioni FMI sul Tasso disoccupazione in Italia:
  1. 2014: 12,6% ( il più alto dal dopoguerra)
    FMI: Italia deve tagliare le pensioni
    Christine Lagarde, Direttore FMI
  2. 2015:  12%
  3. 2016: 11,3%
  4. 2017: 10,5 %
Previsioni FMI sul PIL dell’Italia:
  1. 2014 : – 0,1% (deflazione , la tanto cercata decrescita di Grillo messa in atto però da Renzi)
  2. 2015: ?
  3. 2016: +1,3%
  4. 2017: +1,2%
  5. 2018:  +1%
  6. 2019: +1%

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