L’anno 2017 sarà senz’altro ricordato per le novità che il Governo ha messo in atto a livello pensionistico.
Nel concreto i temi di maggiore impatto sociale sono l’erogazione della quattordicesima mensilità (tema molto sponsorizzato dal Governo), e parimenti l’APE (anticipo pensionistico).
Diamo un occhio diretto ad ogni singolo tema cercando di comprendere importi, soggetti e modalità di fruizione.
14a mensilità della pensione: chi ne ha diritto
I soggetti che percepiranno la cosiddetta quattordicesima mensilità pensionistica, il prossimo mese di luglio 2017, si stima siano circa 3 milioni (compresi i percettori pregressi ed i nuovi percettori). La quattordicesima mensilità, dal punto di vista concreto, altro non è che un assegno Inps aggiuntivo, normalmente pagato il mese di luglio di ogni anno, a patto che sussistano condizioni, e limiti, fissati per legge. Il 2017, con il precedente Governo guidato da Matteo Renzi, sarà l’anno in cui vi sarà un incremento del numero dei beneficiari, e dei relativi importi: si stima, come detto, circa 3 milioni di percettori.
Requisito basilare per poterne fruire è avere meno di 1000 euro (lordi) mensili di pensione (si è innalzata la soglia minima da 750 euro lordi). Da tale premessa bisogna aggiungere dei requisiti ulteriori: il compimento avvenuto di 64 anni, o il compierli nel corso dell’anno in corso. Successivamente, il tema tanto discusso del reddito: la quattordicesima mensilità sarà erogata a soggetti con un reddito lordo inferiore a 9787,00 euro. Se tale soglia fosse superata, la quattordicesima viene erogata ma con contrazione progressiva sino ad una reddito lordo massimo di 10290,00 euro (si parla anche di una possibile soglia limite di 13000,00 euro). Superato tale limite, la quattordicesima sarà pari a zero.
ATTENZIONE! Per reddito lordo, sopra richiamato nei rispettivi importi, si intende comprensivo di tutte le entrate annue del soggetto pensionato, e quindi non solo la pensione! A titolo di esempio, saranno da considerare eventuali redditi di capitale con ritenuta alla fonte, rendite di terreni etc.
Si ha diritto comunque alla quattordicesima, anche in caso di assegno ordinario di invalidità, pensione inabilità o di pensione ai superstiti.
Non viene erogata per gli assegni e le pensioni sociali, le prestazioni di invalidità civile, le pensioni di guerra e le rendite Inail. Veniamo agli importi riscuotibili
14a mensilità pensione: anzianità contributiva
Oltre ai requisiti di cui sopra, ultimo elemento da considerare, per avere l’importo esatto della quattordicesima da riscuotere, è l’anzianità contributiva del pensionato. 15 anni di contributi (18 per gli autonomi) permettono di riscuotere 336,00 euro (senza tasse). Se l’anzianità contributiva oscilla tra 15 e 25 anni (18 e 28 per gli autonomi) la quattordicesima ammonterà a circa 420,00 euro. Infine, per i lavoratori ex dipendenti con più di 28 anni di contributi, la quattordicesima sarà di 504,00 euro.
Che succede, come sopra ricordato, se il reddito del pensionato supera i 9786,00 euro ma non eccedente i 10290,00 euro?
La somma è semplicemente corrisposta in misura ridotta proporzionalmente.
Ad esempio, un pensionato con un reddito annuo di 9900,00 euro, con una anzianità contributiva di oltre 25 anni come lavoratore dipendente, percepirà una quattordicesima di 390,00 euro circa.
Stesso adeguamento proporzionale se il compimento dei 64 anni avviene entro il 31 dicembre 2017, e per le pensioni che vengono erogate solo per un numero limitato di mesi.
Andare in pensione prima di aver maturato i requisiti:
Grazie all’APE (anticipo finanziario a garanzia pensionistica), il governo ha introdotto, a titolo sperimentale, la possibilità di lasciare il lavoro prima di aver maturato requisiti anagrafici e contributivi (la sperimentazione andrà dal 1 maggio 2017 al 31 dicembre 2018).
Ma cos’è l’APE? Sostanzialmente è un prestito erogato da banche o assicurazioni, tramite l’Inps, che permette, per un limite di 3 anni e 7 mesi, di fruire di un assegno pensionistico di importo pari alla pensione maturata.
Ma come poter ripagare il prestito? La restituzione avviene tramite un piano ventennale. Sarà obbligatorio attivare anche una assicurazione contro la premorienza a garanzia della banca/assicurazione che ha concesso il prestito. Questo è un tema di ampio dibattito e valutazione.
Ma chi può accedere all’APE? L’accesso può essere chiesto da chi abbia almeno 63 anni, con un limite di 3 anni e 7 mesi alla percezione della pensione, almeno 20 anni di contributi, e non essere titolare di altra pensione.
Esiste anche una APE sociale. Ma cos’è?
APE SOCIALE è sempre una pensione anticipata, ma a differenza di quella volontaria, il costo del finanziamento è a carico dello Stato, e non è quindi da rimborsare. Il trattamento pensionistico con APE sociale non può eccedere i 1500,00 euro mensile, cumulabile, però, con piccoli introiti da lavoro per un massimo 8000,00 euro annuo, se subordinato, o 4800,00 euro se autonomo.
Requisiti per andare in pensione con l’APE sociale: essere senza lavoro, o cessazione della prestazione di disoccupazione da almeno 3 mesi, o assistere da almeno 6 mesi un familiare con disabilità grave (coniuge o parente entro il primo grado con cui si convive), ed infine, una riduzione della capacità lavorativa almeno per il 74% (invalidità civile).
Esiste anche una APE imprese. In tal caso è il datore di lavoro a far ricorso all’APE. Il motivo è facile da intuire, ossia facilitare la fuoriuscita/pensionamento dei propri lavoratori. I costi relativi possono essere assorbiti dall’impresa stessa (versamento contributi mancanti all’INPS).
In caso di lavoratore dipendente prossimo alla pensione, ma non in possesso dei requisiti per l’APE, è possibile chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a parziale. Tale possibilità riguarda solo i lavoratori di aziende private con certe caratteristiche: contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno, essere in possesso dei requisiti minimi per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi entro la fine del 2018), dover lavorare ancora tre anni prima dell’accesso alla pensione secondo la normativa vigente.
Considerata la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo parziale, anche il salario sarà ridotto! Rimane quindi una opportunità da valutare, sebbene i contributi siano versati sulla retribuzione piena, quindi senza perdita alcuna.
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