Età Pensionabile nel Mondo, in Europa e in Italia

Il Contesto Globale: Cambiamenti Demografici e Sfide alla Sostenibilità delle Pensioni

I sistemi pensionistici di tutto il mondo si trovano ad affrontare una sfida universale e crescente: l’invecchiamento della popolazione. Questo fenomeno demografico, caratterizzato da un aumento dell’aspettativa di vita e, in molti paesi, da tassi di natalità in calo, sta alterando profondamente l’equilibrio tra popolazione attiva e pensionati. Dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) evidenziano un costante aumento degli indici di dipendenza degli anziani, ovvero il rapporto tra le persone in età pensionabile (tipicamente 65 anni e oltre) e quelle in età lavorativa.1 In media, nei paesi OCSE, questo rapporto è passato da 21 persone over 65 ogni 100 persone in età lavorativa nel 1994 a 33 nel 2024, con proiezioni che indicano un ulteriore aumento fino a 55 entro il 2050.2

Questo squilibrio demografico esercita una pressione fiscale significativa sui bilanci pubblici. La spesa pubblica per le pensioni, espressa come percentuale del Prodotto Interno Lordo (PIL), è in aumento in molte nazioni.3 Nell’area OCSE, la spesa media è cresciuta dal 6,6% del PIL nel 2000 al 7,7% nel 2017, e si prevede che continuerà a salire.4 I sistemi pensionistici si trovano quindi a dover perseguire un duplice obiettivo, spesso in tensione tra loro: garantire l’adeguatezza delle prestazioni, prevenendo la povertà in età avanzata e consentendo il mantenimento di un tenore di vita dignitoso, e assicurare la sostenibilità finanziaria a lungo termine del sistema stesso.3 A complicare ulteriormente il quadro si aggiungono fattori economici recenti, come l’elevata inflazione, che hanno riacceso il dibattito sulle politiche di indicizzazione delle pensioni e sui relativi costi per le finanze pubbliche.9

B. Scopo e Ambito del Rapporto

Il presente rapporto si propone di fornire un’analisi comparativa dettagliata dei requisiti di età pensionabile e delle strutture delle prestazioni pensionistiche, ponendo un focus specifico sul sistema italiano nel 2025. L’obiettivo è di valutare la posizione dell’Italia rispetto ai principali partner europei (Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Svezia, Norvegia) e ad altre importanti economie mondiali (Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Cina, Brasile).

L’analisi si concentrerà su metriche chiave quali l’età pensionabile normale (Normal Retirement Age – NRA), le disposizioni per il pensionamento anticipato, le metodologie di calcolo delle pensioni (sistemi a prestazione definita/Defined Benefit – DB, a contribuzione definita/Defined Contribution – DC, a contribuzione definita nozionale/Notional Defined Contribution – NDC, misti) e gli indicatori dell’adeguatezza delle prestazioni, come gli importi medi delle pensioni o i tassi di sostituzione netti (Net Replacement Rates – NRR). L’analisi si baserà sulle informazioni contenute nei materiali di ricerca forniti.10

II. Il Sistema Pensionistico Italiano: Regole e Realtà (Focus 2025)

A. Percorsi verso la Pensione: Requisiti di Età e Contribuzione

Il sistema pensionistico italiano nel 2025 presenta una struttura complessa, con una via principale per il pensionamento di vecchiaia affiancata da numerose opzioni di uscita anticipata, spesso soggette a condizioni specifiche.

1. Pensione di Vecchiaia Standard

Il requisito primario per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria rimane fissato a 67 anni di età, unitamente ad almeno 20 anni di contribuzione versata.14 Questa regola è confermata per il biennio 2024-2026.14 Tuttavia, per i lavoratori il cui primo accredito contributivo è successivo al 1° gennaio 1996 (rientranti quindi nel sistema di calcolo puramente contributivo), si aggiunge una condizione: l’importo della pensione maturata non deve essere inferiore all’importo dell’Assegno Sociale.16 Esiste inoltre una specifica “Pensione di Vecchiaia Contributiva” per coloro che hanno versamenti solo post-1995: questa permette l’accesso a 71 anni di età con soli 5 anni di contribuzione effettiva, superando sia il requisito dei 20 anni sia la soglia minima dell’importo.10

2. Opzioni di Pensionamento Anticipato

Accanto alla pensione di vecchiaia, coesistono diverse vie per un’uscita anticipata dal mondo del lavoro:

  • Pensione Anticipata Ordinaria: Questa opzione si basa esclusivamente sull’anzianità contributiva accumulata, indipendentemente dall’età anagrafica. Richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.16 È importante notare che questo requisito potrebbe aumentare in futuro in base agli adeguamenti legati alla speranza di vita, con un possibile incremento previsto per il biennio 2027-2028.17 Per accedere a questa prestazione è necessaria la cessazione del rapporto di lavoro dipendente.14
  • Quota 103 (Pensione Anticipata Flessibile – Prorogata per il 2025): Misura temporanea, successiva a “Quota 100” e “Quota 102” 18, che consente il pensionamento a chi matura, entro il 31 dicembre 2025, un’età anagrafica di almeno 62 anni e un’anzianità contributiva minima di 41 anni.10 Il calcolo dell’assegno avviene generalmente con il sistema interamente contributivo. L’accesso alla pensione è soggetto a “finestre mobili”, ovvero periodi di attesa dalla maturazione dei requisiti: 7 mesi per i lavoratori del settore privato e 9 mesi per i dipendenti pubblici.16 Vigono inoltre regole stringenti sull’incumulabilità del trattamento pensionistico con redditi da lavoro, ad eccezione del lavoro autonomo occasionale entro i 5.000 euro annui.22
  • Opzione Donna (Prorogata per il 2025): Consente alle lavoratrici di anticipare il pensionamento accettando un ricalcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo, generalmente meno vantaggioso.16 I requisiti, da perfezionare entro il 31 dicembre 2024, sono 35 anni di contributi e un’età anagrafica che varia in base al numero di figli: 61 anni per chi non ha figli, 60 anni con un figlio, 59 anni con due o più figli.15 L’accesso a questa misura è però limitato a categorie specifiche di lavoratrici: coloro che assistono familiari con handicap grave (caregiver), le invalide con una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, o le lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende per cui è attivo un tavolo di crisi.15
  • Pensione Anticipata Contributiva: Riservata ai lavoratori con contribuzione versata esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996. Richiede 64 anni di età, almeno 20 anni di contribuzione effettiva (non figurativa) e il raggiungimento di un importo minimo dell’assegno pensionistico pari a 3 volte l’Assegno Sociale. Questa soglia si riduce a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con almeno due figli.10 È prevista una finestra mobile di 3 mesi dalla maturazione dei requisiti.16 Si segnala una novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2025: la possibilità di cumulare gli importi del fondo pensione complementare con quelli della previdenza pubblica per raggiungere l’importo soglia richiesto; tuttavia, in questo caso, il requisito contributivo minimo sale a 25 anni (e salirà a 30 anni dal 2030).17
  • APE Sociale (Anticipo Pensionistico Sociale – Prorogata per il 2025): Si tratta di un’indennità erogata dallo Stato, non di una pensione vera e propria, che accompagna determinate categorie di lavoratori fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.19 È necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età.16 I requisiti contributivi variano a seconda della categoria di appartenenza: generalmente 30 anni (per disoccupati di lunga durata che hanno esaurito la NASPI, caregiver, invalidi), ma salgono a 36 anni per chi svolge lavori gravosi (o 32 anni per specifiche categorie di lavori gravosi).16 L’importo massimo dell’indennità è fissato a 1.500 euro lordi mensili per 12 mensilità.17 Sono previste scadenze specifiche per la presentazione della domanda di verifica delle condizioni.15
  • Lavoratori Precoci: Questa misura permette il pensionamento con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, a condizione che il lavoratore abbia accumulato almeno 12 mesi di contribuzione effettiva prima del compimento dei 19 anni di età e si trovi in una delle condizioni tutelate (simili a quelle previste per l’APE Sociale, o svolga lavoro gravoso/usurante).16
  • Lavori Usuranti: Per i lavoratori addetti a mansioni particolarmente faticose e pesanti (es. lavori notturni, a catena di montaggio, conducenti di veicoli pesanti), sono previste delle “quote” (somma di età e anzianità contributiva) che consentono un accesso anticipato alla pensione. È richiesto un minimo di 35 anni di contributi e un’età anagrafica minima che varia in base alla quota specifica, partendo da 61 anni e 7 mesi (ad esempio, per la Quota 97,6 riservata ai dipendenti) fino a 64 anni e 7 mesi.16

La coesistenza di un’età pensionabile standard relativamente elevata (67 anni), in linea con le tendenze di molti paesi europei volte a garantire la sostenibilità fiscale di fronte all’invecchiamento 14, e di un numero così elevato e variegato di canali di uscita anticipata 10 rivela una tensione intrinseca nel sistema italiano. Questa complessità riflette il tentativo di bilanciare l’esigenza di posticipare l’età pensionabile media con la pressione sociale e politica per mantenere forme di flessibilità, riconoscere situazioni di disagio (caregiver, invalidi), l’usura di certi lavori, le specificità di genere (Opzione Donna) o gestire le eccedenze di manodopera in età avanzata (APE Sociale per disoccupati). Molte di queste vie d’uscita sono condizionali, temporanee (“Quote”) o legate a calcoli penalizzanti (Opzione Donna, Anticipata Contributiva con soglie elevate), suggerendo che si tratta di eccezioni mirate piuttosto che di diritti universali. Tale frammentazione genera inevitabilmente complessità amministrativa per l’ente erogatore (INPS) 10, potenziali costi aggiuntivi per lo Stato (APE Sociale) 19 e possibili disparità di trattamento tra diverse categorie di lavoratori. Il quadro normativo appare quindi come il risultato di una continua negoziazione politica, piuttosto che un assetto stabile e di lungo periodo per l’età pensionabile.

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B. Calcolo delle Pensioni e Livelli delle Prestazioni

L’importo della pensione in Italia è determinato secondo tre principali sistemi di calcolo, la cui applicazione dipende dall’anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995.

1. I Tre Sistemi di Calcolo

  • Sistema Retributivo: Questo sistema, storicamente il più diffuso, basa il calcolo della pensione sulla media delle retribuzioni percepite dal lavoratore negli ultimi anni di attività lavorativa.24 Generalmente, tende a produrre tassi di sostituzione (rapporto tra prima pensione e ultimo stipendio) più elevati rispetto agli altri metodi.24 Si applica integralmente solo ai lavoratori che possedevano almeno 18 anni di contributi alla fine del 1995. Per questi soggetti, il calcolo retributivo copre l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 (suddivisa in “Quota A” fino al 1992 e “Quota B” dal 1993 al 2011).23 Esiste un limite massimo di 40 anni (corrispondenti a 2080 settimane) di anzianità contributiva utilizzabile per questo calcolo.28 L’aliquota di rendimento tipica è del 2% per ogni anno di contribuzione, portando a un tasso di sostituzione teorico dell’80% con 40 anni di contributi.26
  • Sistema Contributivo: Introdotto dalla Riforma Dini del 1995 24 e reso progressivamente il sistema di riferimento, si basa sull’ammontare totale dei contributi versati dal lavoratore (e dal datore di lavoro) nel corso dell’intera vita lavorativa.25 Questi contributi vengono accumulati in un conto nozionale individuale (“montante contributivo”) e rivalutati annualmente in base all’andamento del PIL.25 Al momento del pensionamento, il montante accumulato viene convertito in una rendita vitalizia utilizzando i “coefficienti di trasformazione”. Questi coefficienti dipendono dall’età del pensionando e sono calcolati in base alle tavole di sopravvivenza della popolazione, venendo aggiornati periodicamente per riflettere l’aumento dell’aspettativa di vita.24 Coefficienti più bassi (associati a età di pensionamento più giovani o a maggiore longevità attesa) comportano pensioni annue più basse a parità di montante accumulato.29 Questo sistema si applica integralmente ai lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996.28
  • Sistema Misto: Riguarda i lavoratori che avevano anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 ma meno di 18 anni, oppure coloro che avevano 18 o più anni a quella data.23 La loro pensione è calcolata utilizzando entrambi i metodi “pro-rata”:
  • Lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31/12/1995: La pensione è calcolata con il metodo retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 1995 e con il metodo contributivo per l’anzianità maturata dal 1° gennaio 1996 in poi.28
  • Lavoratori con 18 o più anni di contributi al 31/12/1995: La pensione è calcolata con il metodo retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 e con il metodo contributivo per l’anzianità maturata a partire dal 1° gennaio 2012.26 Quest’ultima estensione del contributivo è dovuta alla Riforma Fornero del 2011.32

La transizione obbligatoria verso il sistema contributivo, completata per i nuovi entranti dal 1996 e applicata pro-rata a tutti dal 2012 24, rappresenta un cambiamento strutturale mirato a rafforzare la sostenibilità fiscale del sistema pensionistico nel lungo periodo. Tuttavia, questo passaggio lega intrinsecamente l’adeguatezza delle future pensioni in modo molto più stretto alle traiettorie lavorative individuali e alle condizioni economiche generali. Il sistema retributivo, basato sugli ultimi stipendi 24, offriva una certa prevedibilità e spesso tassi di sostituzione più elevati, ma si è rivelato finanziariamente insostenibile con l’aumento della longevità e il calo delle nascite.29 Al contrario, il sistema contributivo collega direttamente le prestazioni ai contributi accumulati e all’aspettativa di vita al momento del pensionamento tramite i coefficienti di trasformazione.24 Ciò rende il sistema più auto-adattante ai cambiamenti demografici (vite più lunghe significano pensioni annue inferiori a parità di montante) e alle storie lavorative individuali (meno contributi equivalgono a pensioni inferiori). Di conseguenza, i futuri pensionati, specialmente quelli con carriere discontinue, periodi di bassa retribuzione o lavoro precario (fenomeni in crescita 29), riceveranno probabilmente tassi di sostituzione inferiori rispetto a chi è andato in pensione con il vecchio sistema. Il metodo contributivo, infatti, offre minore redistribuzione ed è più sensibile alle interruzioni di carriera. L’adeguatezza delle pensioni future dipenderà quindi maggiormente da fattori come la crescita salariale (che influenza i contributi versati), la stabilità dei mercati finanziari (se si considerano le pensioni complementari 19) e l’aggiornamento periodico dei coefficienti di trasformazione (che per il biennio 2025-2026 sono stati rivisti al ribasso 29). Questo scenario accresce l’importanza delle garanzie di pensione minima 33 e dell’assistenza sociale (Assegno Sociale 35) per assicurare un reddito di base agli anziani le cui pensioni contributive risultino insufficienti. Il marcato divario di genere osservato negli importi medi delle pensioni attuali 12 potrebbe accentuarsi per le future coorti in un sistema puramente contributivo, qualora persistano le disparità di fondo nel mercato del lavoro.

2. Principali Indicatori di Prestazione (2025)

  • Trattamento Minimo: L’importo mensile della pensione minima per il 2025 è fissato a 603,40 euro.20 Questo importo è soggetto a rivalutazione annuale.33 Per il 2025 è previsto un incremento straordinario aggiuntivo del 2,2% per i titolari di pensione minima, che potrebbe portare l’importo massimo mensile riconosciuto a 616,67 euro per i beneficiari idonei.10
  • Assegno Sociale: Si tratta di una prestazione assistenziale, non propriamente una pensione, destinata ai cittadini sopra i 67 anni in condizioni economiche disagiate e soggetta a verifica dei mezzi. Per il 2025, l’importo mensile è di 538,69 euro.20 Viene utilizzato come parametro di riferimento per alcune soglie pensionistiche, come quella per l’accesso alla pensione anticipata contributiva.16
  • Importi Medi delle Pensioni: I dati disponibili mostrano una notevole variabilità. Statistiche INPS relative al 2024 (esclusa la Gestione Dipendenti Pubblici) indicano un importo medio mensile per le pensioni di vecchiaia di 1.816,51 euro per gli uomini e 1.041,07 euro per le donne. Per le pensioni anticipate/anzianità, le medie sono rispettivamente 1.416,09 euro e 828,26 euro.12 Altre fonti riportano un importo medio mensile complessivo per le nuove pensioni liquidate nel 2024 intorno a 1.245 euro 37 o 1.225 euro (dato del primo trimestre 2024).39 L’importo medio della pensione di vecchiaia viene talvolta indicato intorno ai 1.300 euro lordi.40 Le pensioni dei dipendenti pubblici tendono ad essere mediamente più elevate.41 Emerge un significativo divario di genere: in media, le donne percepiscono pensioni inferiori di oltre 400 euro al mese rispetto agli uomini 37, circa il 29% in meno.37
  • Indicizzazione delle Pensioni (Rivalutazione/Perequazione): Le pensioni vengono adeguate annualmente al costo della vita. Per il 2025, l’indice di rivalutazione provvisorio è stato fissato allo +0,8%.33 L’applicazione di questo indice non è uniforme ma differenziata per fasce di importo: viene applicato al 100% per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (TM), ovvero fino a 2.394,44 euro mensili; al 90% per le pensioni tra 4 e 5 volte il TM (da 2.394,45 a 2.993,05 euro); e al 75% per le pensioni superiori a 5 volte il TM.33 Alcune fonti menzionano discussioni su indici potenzialmente più alti (es. 1,6%) 38, ma le circolari INPS confermano lo 0,8% come valore provvisorio per il 2025.33

III. L’Italia nel Contesto Europeo: Una Prospettiva Comparata

A. Norme sull’Età Pensionabile in Europa

Un confronto tra l’Italia e i principali paesi europei rivela tendenze comuni verso l’innalzamento dell’età pensionabile, ma anche significative differenze nelle regole specifiche e nella flessibilità offerta.

  • Italia: L’età pensionabile normale (NRA) standard è 67 anni.14 Sebbene sia previsto un futuro legame con l’aspettativa di vita, questo non è il meccanismo primario attuale.9 Il sistema è caratterizzato da numerose vie di uscita anticipata (vedi Sezione II.A.2).
  • Germania: L’NRA sta gradualmente aumentando da 65 a 67 anni entro il 2031.4 Per i nati nel 1958, l’età attuale è di 66 anni.43
  • Francia: A seguito della riforma del 2023, l’NRA sta aumentando da 62 a 64 anni.9 Per ottenere il tasso pieno all’NRA sono richiesti 43 anni (172 trimestri) di contributi.45 Tuttavia, il tasso pieno è garantito automaticamente a 67 anni, indipendentemente dai contributi versati.45 Esistono possibilità di pensionamento anticipato per carriere lunghe.45
  • Spagna: L’NRA è in fase di aumento progressivo. Nel 2025, è fissata a 65 anni per chi ha versato contributi per almeno 38 anni e 3 mesi; altrimenti, sale a 66 anni e 8 mesi.47 L’obiettivo è raggiungere i 67 anni entro il 2027 (o 65 anni con 38 anni e 6 mesi di contributi).47
  • Regno Unito: L’età per la pensione di Stato (State Pension age) è attualmente di 66 anni sia per gli uomini che per le donne.50 È previsto un aumento a 67 anni tra il 2026 e il 2028, e potenzialmente a 68 in futuro.4
  • Svezia: L’NRA è legata all’aspettativa di vita attraverso un meccanismo chiamato “riktålder” (età di riferimento). Attualmente, l’età per accedere alla pensione garantita e ad altre prestazioni è 66 anni (per i nati nel 1958/59), ma salirà a 67 anni (per i nati tra il 1960 e il 1966).52 Anche l’età minima per richiedere la pensione generale sta aumentando (63 anni per i nati nel 1961-62).52 Le proiezioni future indicano un’NRA che potrebbe raggiungere o superare i 70 anni.9
  • Norvegia: L’NRA standard attuale è 67 anni.54 È possibile un prelievo flessibile a partire dai 62 anni, a condizione di aver maturato un livello sufficiente di diritti pensionistici.54 Sono state proposte riforme per legare gradualmente l’NRA all’aspettativa di vita, con possibile inizio nel 2027.55

B. Disegni dei Sistemi Pensionistici e Adeguatezza (Tassi di Sostituzione Netti)

I sistemi pensionistici europei, pur condividendo la base del finanziamento a ripartizione (Pay-As-You-Go, PAYG), mostrano differenze significative nella struttura e nel livello di adeguatezza delle prestazioni offerte dai regimi obbligatori.

  • Tipologie di Sistema: Italia, Francia e Spagna si basano prevalentemente su sistemi pubblici PAYG.29 Germania e Regno Unito, pur mantenendo importanti componenti PAYG, fanno maggiore affidamento su pensioni professionali e/o private per integrare le prestazioni statali.50 La Svezia adotta un sistema multi-pilastro con un importante pilastro pubblico NDC e regimi professionali obbligatori.3 Anche la Norvegia presenta una struttura multi-pilastro.8
  • Tassi di Sostituzione Netti (NRR): L’NRR misura la percentuale del reddito netto da lavoro che viene sostituita dalla pensione netta. Secondo il rapporto OCSE “Pensions at a Glance 2023”, la media OCSE futura prevista per un lavoratore con salario medio e carriera completa è del 61%.2
  • Italia: Storicamente, i dati OCSE mostravano NRR relativamente alti per l’Italia. Tuttavia, la transizione al sistema contributivo comporterà probabilmente una riduzione dei tassi futuri. Le fonti disponibili non forniscono una stima OCSE precisa e aggiornata per l’NRR futuro dell’Italia.
  • Germania: L’NRR derivante dai soli regimi obbligatori è relativamente basso, stimato intorno al 50-55% 58, sottolineando la necessità di risparmio pensionistico privato.
  • Francia: Presenta un NRR obbligatorio relativamente elevato, stimato intorno al 74%.56
  • Spagna: Mostra un NRR obbligatorio molto elevato, stimato all’83,4%.57
  • Regno Unito: Ha un NRR obbligatorio basso, stimato intorno al 54,4% 50, indicando una forte dipendenza dalle pensioni non statali.
  • Svezia/Norvegia: Tendono ad avere NRR complessivi da moderati ad alti, considerando sia i regimi pubblici obbligatori sia quelli professionali 3, sebbene le fonti disponibili non forniscano cifre OCSE future specifiche e direttamente comparabili per questi paesi.

Nonostante la pressione comune dell’invecchiamento demografico spinga verso una convergenza sulle età pensionabili più elevate, spesso collegate alla longevità 4, le nazioni europee mantengono filosofie nazionali distinte su come debba essere garantito il reddito da pensione. Questa divergenza si manifesta nella notevole variabilità dei tassi di sostituzione netti (NRR) offerti dai sistemi obbligatori e nella struttura dei pilastri pensionistici. Paesi come Spagna 57 e Francia 56 continuano a garantire un elevato livello di sostituzione del reddito principalmente attraverso generosi sistemi pubblici. Al contrario, il Regno Unito 50 e la Germania 58 offrono NRR obbligatori molto più contenuti, richiedendo implicitamente o esplicitamente un contributo sostanziale dal risparmio privato o professionale per mantenere il tenore di vita pre-pensionamento. I paesi nordici come la Svezia 3 spesso combinano un robusto pilastro pubblico (di tipo NDC) con schemi professionali quasi obbligatori o molto diffusi, raggiungendo livelli di sostituzione complessivi medio-alti ma attraverso una struttura multi-pilastro. Queste differenze riflettono concezioni radicate e diverse del contratto sociale e del ruolo attribuito allo Stato, ai datori di lavoro e agli individui nel garantire la sicurezza economica in età avanzata. L’Italia, con la sua storica dipendenza dal sistema pubblico PAYG ma ora in transizione verso un modello contributivo, si colloca in una posizione intermedia, potenzialmente avviata verso NRR futuri più bassi, a meno che le pensioni complementari non acquisiscano una diffusione molto più ampia o che il sistema pubblico mantenga forti garanzie minime. Gli esiti in termini di adeguatezza per i futuri pensionati differiranno quindi significativamente tra questi paesi, nonostante le tendenze simili sull’età di pensionamento.

C. Tabella 1: Quadro Comparativo: Italia e Paesi Europei Selezionati

La tabella seguente offre una sintesi comparativa dei parametri chiave per l’Italia e alcuni paesi europei nel 2025 o secondo l’ultima legislazione disponibile.

PaeseEtà Pensionabile Normale (U/D, 2025/Futura)Anni Contributivi per Tasso Pieno a NRA (se applicabile)Età Minima Anticipata ChiaveBase Sistema Pensionistico (Pilastri principali)Tasso Sostituzione Netto Futuro (Salario Medio, Piena Carriera, Obbligatori, %, OECD 2023/Stime)
Italia67 / 67 1420 (per accesso; importo proporzionale)62 (Quota 103), 64 (Contributiva), 41a 10m/42a 10m (Ant. Ord.) 14PAYG (transizione a Contributivo), Volontario 24Non disponibile (storicamente alto, futuro incerto) 9
Germania~66 e 4m / ~66 e 4m (verso 67) 4N/A (Importo basato su punti/contributi)63 (con penalità)PAYG, Professionale, Volontario 58~50-55% 58
Francia~63 / ~63 (verso 64) 943 anni (172 trimestri) 4658/60 (Carriere lunghe) 45PAYG, Professionale (Agirc-Arrco), Volontario 56~74% 56
Spagna65 (con >=38a 3m) o 66a 8m 4737 anni (per 100% base calcolo)63 (volontaria, con >=38a 3m) / 64a 8m (volontaria, con <38a 3m) 49PAYG, Volontario 57~83% 57
Regno Unito66 / 66 (verso 67) 4N/A (Pensione Stato forfettaria/basata su contributi)55 (Accesso a pensioni private, età in aumento)Forfettario (Stato), Quasi-obbligatorio DC (Auto-Enrolment), Volontario 50~54% 50
Svezia~67 / ~67 (“Riktålder”, verso 70+) 9N/A (Importo basato su contributi)63 (per nati 1961-62, età in aumento) 52NDC (Pubblico), Obbligatorio Professionale, Volontario 3Non disponibile (moderato-alto combinato) 9
Norvegia67 / 67 (potenziale legame a longevità) 54N/A (Importo basato su contributi)62 (con requisiti di maturazione) 54PAYG/NDC (Pubblico), Obbligatorio Professionale, Volontario 8Non disponibile (moderato-alto combinato) 9

Nota: Le età e i requisiti possono variare per specifiche categorie o riforme in corso. NRR sono stime OCSE per futuri pensionati con carriera completa e salario medio, basate sulla legislazione al 2022/23 e potrebbero non catturare tutte le specificità nazionali o riforme recentissime. “N/A” indica che il concetto non è direttamente applicabile o non è il parametro principale.

IV. L’Italia e il Resto del Mondo: Confronti Globali

A. Età Pensionabili Oltre l’Europa

Il panorama delle età pensionabili al di fuori dell’Europa mostra una maggiore eterogeneità, con paesi che adottano approcci diversi influenzati da contesti demografici, economici e culturali specifici.

  • Stati Uniti: L’età per la piena pensione (Full Retirement Age – FRA) del sistema pubblico di Social Security è 67 anni per i nati dal 1960 in poi.62 È possibile accedere a una pensione anticipata a partire dai 62 anni, ma con una riduzione permanente dell’importo (circa il 30% in meno a 62 anni se l’FRA è 67).62 Ritardare la richiesta oltre l’FRA fino ai 70 anni comporta un aumento dell’assegno grazie ai crediti per il pensionamento posticipato (Delayed Retirement Credits – DRC), pari all’8% annuo.62
  • Canada: La pensione universale Old Age Security (OAS) è erogata a partire dai 65 anni.65 Il piano pensionistico legato ai contributi (Canada Pension Plan – CPP, o Quebec Pension Plan – QPP) ha un’età standard di accesso a 65 anni, ma offre flessibilità tra i 60 (con riduzione) e i 70 anni (con aumento). Anche l’OAS può essere posticipata fino a 70 anni per ottenere un importo mensile maggiore.67
  • Giappone: L’NRA è attualmente fissata a 65 anni.4 Esiste un dibattito su possibili aumenti futuri. Il sistema offre flessibilità nella scelta dell’età di pensionamento, generalmente tra i 60 e i 75 anni.
  • Australia: L’età per accedere alla pensione pubblica (Age Pension) è stata portata a 67 anni, con il completamento dell’aumento nel 2023.1
  • Cina: Una riforma significativa entra in vigore il 1° gennaio 2025, prevedendo un aumento graduale dell’NRA nell’arco di 15 anni.51 Per gli uomini, l’età salirà da 60 a 63 anni. Per le donne, aumenterà da 55 a 58 anni per le posizioni impiegatizie (white-collar) e da 50 a 55 anni per le posizioni operaie (blue-collar).68 La riforma introduce una limitata flessibilità per il pensionamento anticipato (fino a 3 anni prima della nuova NRA) e posticipato (fino a 3 anni dopo), previo accordo con il datore di lavoro.70 Parallelamente, a partire dal 2030, il periodo minimo di contribuzione richiesto per ricevere la pensione di base mensile aumenterà gradualmente da 15 a 20 anni.68
  • Brasile: Il sistema è complesso a causa delle regole di transizione post-riforma 2019. Per il 2025, coesistono diverse regole 73:
  • Regola dell’Età Progressiva: Richiede 59 anni per le donne (con 30 anni di contributi) e 64 anni per gli uomini (con 35 anni di contributi). L’età minima aumenta di 6 mesi ogni anno.73
  • Regola a Punti: Richiede un punteggio (somma di età e anni di contributi) di 92 per le donne (min. 30 anni contrib.) e 102 per gli uomini (min. 35 anni contrib.). Il punteggio aumenta di 1 punto ogni anno.73
  • Regola dell’Età (per chi contribuiva prima della riforma): 62 anni per le donne e 65 anni per gli uomini, con 15 anni di contributi.74
  • Regola Programmata (per nuovi entranti post-riforma): 62 anni per le donne (con 15 anni contrib.) e 65 anni per gli uomini (con 20 anni contrib.).74

B. Modelli Pensionistici Globali e Tassi di Sostituzione

Al di fuori dell’Europa, i modelli pensionistici mostrano una diversità ancora maggiore, riflettendo differenti equilibri tra intervento pubblico e iniziativa privata.

  • Tipologie di Sistema: Si osserva un’ampia gamma di modelli. Gli Stati Uniti combinano un sistema pubblico PAYG dominante (Social Security) con un vasto sistema volontario a contribuzione definita (DC), principalmente attraverso i piani 401(k).3 Il Canada adotta un approccio a tre pilastri: una pensione universale a importo fisso (OAS), un sistema pubblico PAYG legato ai guadagni (CPP/QPP) e il risparmio privato volontario.65 L’Australia si basa su una pensione pubblica (Age Pension) soggetta a prova dei mezzi, affiancata da un sistema obbligatorio di conti individuali a contribuzione definita finanziati dai datori di lavoro (Superannuation Guarantee).1 Il Giappone presenta un sistema multi-pilastro complesso, con una componente pubblica PAYG e una significativa presenza di piani aziendali e privati.3 La Cina ha un sistema articolato e in evoluzione, che include una pensione statale di base (con elementi PAYG e NDC), conti individuali obbligatori finanziati e rendite aziendali volontarie.13 Il Brasile si affida principalmente a un sistema pubblico PAYG a prestazione definita (DB), sebbene sia oggetto di riforme volte a contenerne i costi.6
  • Tassi di Sostituzione Netti (NRR):
  • Stati Uniti: La Social Security garantisce un NRR di circa il 40% per i lavoratori con salario medio, con tassi più alti per i bassi redditi e più bassi per gli alti redditi.62 L’NRR complessivo dipende in modo cruciale dall’accumulo di risparmi o pensioni private.
  • Canada: I pilastri pubblici (OAS+CPP/QPP) forniscono un NRR moderato. Il potenziamento recente del CPP mira ad aumentare questo livello.7 Anche qui, il risparmio privato gioca un ruolo importante per l’NRR totale.
  • Giappone: L’NRR derivante dai soli regimi obbligatori è basso, con proiezioni OCSE inferiori al 40%.9
  • Australia: L’NRR della Age Pension pubblica è basso a causa della prova dei mezzi. L’NRR complessivo dipende fortemente dagli esiti dei conti DC obbligatori (Superannuation). L’OCSE proietta un NRR obbligatorio inferiore al 40%.9
  • Cina: I dati sull’NRR sono complessi e variabili. Le fonti OCSE disponibili non forniscono cifre specifiche.13 Alcune analisi suggeriscono che i bassi tassi di sostituzione rappresentino una preoccupazione.78
  • Brasile: Storicamente, il Brasile presentava NRR molto elevati (oltre il 70% netto per un lavoratore medio maschio prima della riforma 6). Le riforme in corso mirano a ridurre questi livelli per garantire la sostenibilità fiscale.79

Oltre i confini europei, i sistemi pensionistici mostrano una eterogeneità ancora più marcata nel bilanciamento tra meccanismi pubblici e privati e nelle politiche sull’età pensionabile. La Cina, in particolare, sta attuando riforme rapide e profonde, spinte da pressioni demografiche acute 68, rappresentando un caso di studio globale sulla gestione dell’invecchiamento. Paesi come Stati Uniti, Canada e Australia, pur con differenze interne, tendono a presentare tassi di sostituzione obbligatori derivanti dai regimi pubblici più bassi rispetto alla media europea, ponendo un’enfasi maggiore sulle pensioni private o professionali finanziate a capitalizzazione.3 Questa differenza riflette filosofie diverse sul ruolo dello Stato nella fornitura del reddito pensionistico. Il sistema italiano, sebbene in fase di riforma, rimane strutturalmente più allineato ai modelli dell’Europa continentale che a quelli anglosassoni o ai modelli asiatici in rapida trasformazione. Qualsiasi confronto deve tenere conto di queste differenze strutturali fondamentali, specialmente riguardo al ruolo e alla maturità dei pilastri privati e a capitalizzazione.

C. Tabella 2: Quadro Comparativo: Italia e Paesi Extra-Europei Selezionati

La tabella seguente riassume i parametri chiave per l’Italia e alcuni importanti paesi extra-europei.

PaeseEtà Pensionabile Normale (U/D, 2025/Futura)Anni Contributivi per Tasso Pieno a NRA (se applicabile)Età Minima Anticipata ChiaveBase Sistema Pensionistico (Pilastri principali)Tasso Sostituzione Netto Futuro (Salario Medio, Piena Carriera, Obbligatori, %, OECD 2023/Stime)
Italia67 / 67 1420 (per accesso; importo proporzionale)62 (Quota 103), 64 (Contributiva), 41a 10m/42a 10m (Ant. Ord.) 14PAYG (transizione a Contributivo), Volontario 24Non disponibile (storicamente alto, futuro incerto) 9
USA67 / 67 62N/A (Importo basato su media guadagni indicizzati)62 (con riduzione permanente) 62PAYG (Social Security), Volontario DC (401k etc.) 3~40% (solo Social Security) 62
Canada65 / 65 (OAS & CPP/QPP standard) 65N/A (OAS universale; CPP/QPP basato su contributi)60 (CPP/QPP con riduzione)Universale (OAS), PAYG (CPP/QPP), Volontario 65Moderato (pubblico), dipende da privato 7
Giappone65 / 65 4N/A (Sistema complesso a più livelli)60 (con riduzione)PAYG (Pubblico), Piani Aziendali, Volontario 3< 40% 9
Australia67 / 67 1N/A (Age Pension soggetta a mezzi)N/A (Focus su accesso a Superannuation)Assistenziale (Age Pension), Obbligatorio DC (Superannuation), Volontario 1< 40% (componente obbligatoria) 9
Cina60->63 / 50/55->55/58 (graduale da 2025) 6815->20 anni (minimo, graduale da 2030) 68Flessibilità limitata (-3 anni da nuova NRA) 70PAYG/NDC (Base), Contributivo (Conti Ind.), Volontario (Aziendale) 13Non disponibile (probabilmente basso/variabile) 13
Brasile65 U / 62 D (Regola programmata/età) 7420 U / 15 D (Regola programmata) 74Varia (Regole transizione) 73PAYG DB (in riforma), Volontario 6Non disponibile (storicamente alto, in calo post-riforma) 6

Nota: Le età e i requisiti possono variare per specifiche categorie o riforme in corso. NRR sono stime OCSE per futuri pensionati con carriera completa e salario medio, basate sulla legislazione al 2022/23 (dove disponibili) o stime qualitative basate su altre fonti. “N/A” indica che il concetto non è direttamente applicabile o non è il parametro principale.

V. Sintesi: Tendenze Chiave, Differenze e Posizione dell’Italia

A. La Posizione dell’Italia: Punti di Forza e Sfide nel Contesto Globale

L’analisi comparativa colloca il sistema pensionistico italiano in una posizione peculiare. Da un lato, l’età pensionabile normale di 67 anni è tra le più alte a livello internazionale, segnalando un allineamento con la necessità di rispondere all’aumento della longevità.14 Dall’altro, questa elevata età standard è controbilanciata da una pletora di canali di uscita anticipata, spesso complessi e condizionati, che ne riducono l’effettività media.10 Il sistema è in una fase di transizione cruciale dal generoso calcolo retributivo a quello contributivo, intrinsecamente meno generoso e più legato alle storie lavorative individuali.24 Sebbene gli importi medi delle pensioni attuali appaiano sufficienti per molti, emergono preoccupazioni sull’adeguatezza futura delle prestazioni calcolate con il metodo contributivo, specialmente per i lavoratori con carriere non lineari e per le donne, dati i persistenti divari di genere.12 Rispetto ad alcuni paesi extra-europei, come quelli anglosassoni, l’Italia mantiene una dipendenza relativamente maggiore dal sistema pubblico PAYG.

B. Tendenze Globali Dominanti e Divergenze nelle Politiche Pensionistiche

Dal confronto internazionale emergono alcune tendenze prevalenti, ma anche significative divergenze:

  • Tendenza 1: Aumento delle Età Pensionabili: È una tendenza quasi universale, guidata dall’aumento dell’aspettativa di vita e dalle pressioni fiscali.1 Molti paesi si stanno muovendo verso i 67 anni o oltre, oppure stanno introducendo meccanismi che legano l’età pensionabile all’evoluzione della longevità.4
  • Tendenza 2: Spostamento verso la Contribuzione Definita (DC) / Capitalizzazione: Si osserva un allontanamento dai sistemi puri PAYG a prestazione definita (DB) verso modelli NDC, sistemi a capitalizzazione DC (obbligatori o volontari) o sistemi misti. L’obiettivo è migliorare la sostenibilità e condividere i rischi demografici e finanziari tra Stato, datori di lavoro e lavoratori.3
  • Tendenza 3: Focus sui Meccanismi di Sostenibilità: Cresce l’adozione di meccanismi di aggiustamento automatico (AAM) che collegano i parametri chiave del sistema (età pensionabile, importo delle prestazioni, aliquote contributive) a indicatori demografici o economici predefiniti.4 Le riforme spesso includono anche l’aumento dei periodi di contribuzione richiesti (es. Francia, Cina 46) o la modifica delle regole di indicizzazione delle pensioni.9
  • Divergenza 1: Ruolo dello Stato vs. Settore Privato: Persistono differenze fondamentali nel bilanciamento tra pilastri pensionistici pubblici, professionali e privati. Ciò si riflette negli NRR obbligatori, molto alti in paesi come Spagna e Francia rispetto a quelli bassi di Regno Unito e Australia.9
  • Divergenza 2: Ritmo e Natura delle Riforme: Alcuni paesi procedono con aggiustamenti parametrici graduali (es. Germania, Spagna), mentre altri implementano riforme sistemiche più radicali (es. passaggio al DC nei Paesi Bassi 9; rapido innalzamento dell’NRA in Cina 68).

C. Osservazioni Conclusive e Implicazioni

L’Italia si trova a navigare in un contesto globale di profonde trasformazioni dei sistemi pensionistici. La modernizzazione del sistema italiano attraverso il passaggio al contributivo mira a garantirne la sostenibilità, ma introduce sfide significative per l’adeguatezza futura, acuite dalla complessità delle regole di uscita e dalle disparità preesistenti nel mercato del lavoro.

L’adozione crescente a livello internazionale di meccanismi di aggiustamento automatico (AAM), in particolare quelli che legano l’età pensionabile all’aspettativa di vita 4, rappresenta una tendenza rilevante nella governance delle pensioni. Questi meccanismi 82 mirano a rendere gli adeguamenti necessari meno soggetti alle contingenze politiche e più reattivi ai cambiamenti demografici. Paesi come la Svezia con il suo “riktålder” 52 o la Germania con aggiustamenti legati al rapporto tra contribuenti e pensionati 82 ne sono esempi. L’attuale sistema italiano, che si basa su revisioni legislative periodiche per adeguare l’età pensionabile 32, manca di un forte legame automatico e continuo con i dati demografici. Sebbene sia prevista una futura connessione 9, l’assenza di un meccanismo automatico pienamente operativo oggi colloca l’Italia tra i paesi potenzialmente esposti a battaglie legislative più frequenti e politicamente cariche per assicurare la sostenibilità a lungo termine. Questo potrebbe tradursi in ritardi nell’adozione delle misure necessarie, aumentando i rischi fiscali o richiedendo interventi più bruschi quando le decisioni vengono prese.

Inoltre, il persistente divario di genere negli esiti pensionistici, chiaramente documentato per l’Italia 12 e presente in forme diverse anche altrove, evidenzia come il disegno del sistema pensionistico interagisca profondamente con le più ampie strutture del mercato del lavoro. Le pensioni, specialmente nei sistemi contributivi 25, riflettono le storie contributive individuali. Pertanto, i divari pensionistici tra uomini e donne sono spesso lo specchio di disparità salariali, maggiore incidenza del lavoro part-time e interruzioni di carriera per motivi di cura che caratterizzano l’esperienza lavorativa femminile. Sebbene alcuni sistemi includano correttivi (crediti per la cura, requisiti differenziati storicamente, misure specifiche come Opzione Donna 15), questi potrebbero non essere sufficienti a compensare pienamente gli svantaggi accumulati durante la vita lavorativa. Raggiungere l’equità di genere nel reddito da pensione richiede quindi un approccio duplice: da un lato, garantire che le regole pensionistiche non penalizzino intrinsecamente determinati gruppi; dall’altro, implementare politiche sociali e del lavoro più ampie che promuovano la parità salariale, sostengano la conciliazione tra vita e lavoro e valorizzino adeguatamente il lavoro di cura. Affidarsi unicamente agli aggiustamenti del sistema pensionistico risulta insufficiente.

In conclusione, la sfida per tutti i paesi, Italia inclusa, è quella di trovare un equilibrio sostenibile tra adeguatezza delle pensioni e sostenibilità finanziaria 3, tenendo conto delle specificità nazionali ma anche delle tendenze globali. Ciò richiede approcci olistici che considerino non solo i parametri pensionistici, ma anche le politiche sanitarie, l’assistenza a lungo termine (long-term care) e le dinamiche del mercato del lavoro.3

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